TRA INTRIGHI E MEGA INVESTIMENTI, E’GIALLO SULLA DURATA DELLA PENA IN CARCERE PER UN UOMO D’AFFARI EGIZIANO
Affari e investimenti milionari, uno sceicco, un generale, un passaporto usato come ricatto, singolari procedimenti giudiziari.
E ancora: una condanna a tre anni di carcere, una detenzione che però sembra non finire mai e continua misteriosamente anche dopo aver scontato la pena.
Potrebbe sembrare la trama di una nuova serie su Netflix, ma è la dura e cruda realtà di fatti e vicende non sempre chiare, in un continente ben distante dal nostro.
Questi alcuni degli ingredienti di una intrigante storia che si sviluppa tra il ricco sultanato dell’Oman e un paesino in provincia di Roma di poco più di 6.000 anime, Gallicano nel Lazio, con una parentesi in Toscana, esattamente al Porto di Piombino.
IL PROTAGONISTA DI UN INFERNO INFINITO COMINCIATO NEL 2017
Protagonista assoluto di questo caso è Nader Moursy, classe 1962, nato al Cairo (Egitto), ma residente in Italia a Gallicano, in Lazio, dal 1998, dirigente d’azienda dalle plurime capacità imprenditoriali, che nel 2013 sbarca nel ricco sultanato dell’Oman.
Il suo nome è legato alla Elixir United Investment.
In pochi anni la sua vita si è trasformata in un vero e proprio infermo, costellata da fermi, procedimenti e prigionia.
Dai mega affari internazionali con l’Occidente, per la possibile realizzazione di grandi investimenti in Italia, in nome del sultanato e sceicchi, è passato progressivamente e incredibilmente ad una lunga detenzione, con privazione della libertà personale lontano dai suoi cari, di ormai ben 5 anni, ancora in corso mentre scriviamo.
Vittime con lui la moglie italiana che lavorava in un’agenzia di viaggi in Oman, Antonella Parolari e la figlia Yasmin, anche loro dapprima attratte dalla vita nel sultanato e poi letteralmente scappate nella paura e tornate (sole) nella provincia romana.
Nader ha sposato Antonella e nel 2013 comincia una vita vissuta molto intensamente.
I fatti, gli interrogativi e forse anche i misteri sono tanti e spesso appaiono avvolti da una coltre di intrigo non sempre comprensibile.
Ma andiamo con ordine, passo dopo passo, anno dopo anno.
CRONOLOGIA DI UN GIALLO INTERNAZIONALE
2013
Nader Moursy inizia la sua attività in Oman dove si trasferisce. Lavora con una ditta italiana, per una commissione da 850 mila euro a fine lavoro, nel 2016 esattamente.
2016
A Dicembre gli vengono requisiti dal suo ufficio il passaporto e tutti suoi documenti privandolo di una difesa.
L’azienda per la quale lavora gli farebbe firmare la rinuncia alla sua commissione di 850 mila euro in cambio della riconsegna del suo passaporto. Lui accetta lo scambio pur di tornare a casa, ma non ottiene il passaporto.
2017
A Gennaio il primo fermo per Nader Moursy.
Rimane in caserma per sette giorni.
Viene accusato di mala gestione dalla ditta italiana, subisce un primo procedimento e viene prosciolto solo grazie ai documenti trovati nel computer fisso a casa dalla moglie e dalla figlia.
Nonostante la disavventura, entra in affari con il generale della polizia omanita, Abdullah al-Ghelani, che gli chiede di risollevare la situazione economica dell’azienda, vicina al fallimento, di uno sceicco locale, Nasser Bin Mohammed Al Hashar.
IL VIAGGIO E LA CONFERENZA STAMPA PER L’INVESTIMENTO A PIOMBINO
Con questo scopo Moursy si reca il 4 Aprile a Piombino per porre le basi di un possibile investimento nel porto. Qui incontra le autorità locali e il suo volto compare ben in vista e in primissima fila, anche sul Tg3 regionale Rai della Toscana. Il suo nome è anche su tutti i media con una dichiarazione virgolettata estrapolata da un comunicato stampa.
L’interesse dello sceicco per l’area di Piombino trova conferma nelle parole del responsabile della Elixir United Investment, società nata per realizzare nei mercati stranieri investimenti legati alle attività dell’Aig, Nader Moursy: «Guardate – ha detto – non siamo venuti a Piombino per prospettare proposte futuribili da realizzarsi in due o tre anni. Il nostro orizzonte temporale è più breve: abbiamo già due progetti pronti che potrebbero trovare in poco tempo un naturale sviluppo nel vostro territorio. Riteniamo che Piombino possa essere uno dei nostri hub di riferimento nel Mediterraneo per lo sviluppo di proficui scambi commerciali con l’Oman».
Altro progetto riguarda invece la costruzione di un grande ospedale pediatrico in Oman.
Ritorna in Oman dalla trasferta italiana e qui accade un nuovo “incidente”.
Quando scende dall’aereo – secondo quando denunciato dalla moglie e dalla figlia- ancora una volta gli viene confiscato il passaporto.
A Settembre viene fermato e messo in isolamento, senza avere alcun contatto con la moglie, la figlia ed il suo avvocato con l’accusa di una rata della loro auto non pagata (modello Audi Q 7).
La moglie e la figlia si recano dall’Ambasciatore omanita a Roma esponendo i fatti capitati a Nader. In un primo momento sembra venir manifestata la disponibilità a trovare una soluzione.
Ma quando emergono – sempre a detta della moglie e della figlia – i nomi del Generale e dello Sceicco, originari della stessa città in Oman dell’ambasciatore, la situazione sembrerebbe cambiare e lui dimostrerebbe indifferenza a tal punto da non riceverle più.
A Novembre i familiari pagano la contestata rata dell’auto dall’Italia, ma nonostante ciò Moursy non viene rilasciato.
A Dicembre arriva una nuova accusa riguardante un assegno di 120.000 euro a garanzia di un ulteriore progetto finanziario e Nader Moursy viene condannato a tre anni di reclusione .
Il beneficiario dell’assegno sembrerebbe far parte della stessa società del generale al-Ghelani.
Nader si dichiara non responsabile, ma viene condannato a tre anni di reclusione.
L’accusa verrà successivamente ritirata alla fine dei tre anni dal beneficiario dell’assegno, che chiede anche scusa ad Antonella e Yasmin, ma il fatto resta ininfluente sull’esecuzione della pena.
2018
Finora i familiari osservano un paziente silenzio, ma il 15 Giugno 2018 la figlia e la moglie decidono di pubblicare su Facebook un primo preoccupato post sulle sorti di Nader.
Da quel momento seguono i primi articoli di giornale tra cui quello del quotidiano romano Il Messaggero e una petizione su Change.org che chiede la liberazione di Moursy. https://www.change.org/p/omani-government-free-nader-moursi
2019
La moglie Antonella e la figlia Yasmin scrivono al Sultano chiedendogli la Grazia per Nader.
La Grazia viene accordata, ma rimane ineseguita, e Nader continua ad espiare la sua pena di tre anni.
Esce il primo articolo sul giornale online Fanpage e a Novembre il caso diventa nazionale.
Antonella Parolari e Yasmin Moursy partecipano su Rai 1 al programma Italiasì condotto da Marco Liorni e chiedono pubblicamente la liberazione di Nader.
2020
Arriva la fine pena per la condanna a tre anni per l’assegno di 120.000 euro, ma Nader resta in carcere.
2021
Aprile 2021
Inizia a muoversi la diplomazia italiana. Ad Aprile si svolge un incontro alla Farnesina tra il Ministro plenipotenziario Massimo Branciforte e le due iperattive Antonella e Yasmin.
Sembra aprirsi uno spiraglio, ma la loro angoscia continua.
Le due donne hanno scritto inoltre due volte, di cui una anche con l’appoggio dell’Ambasciata Italiana ed Egiziana in Oman, al nuovo Sultano (il precedente è morto a gennaio del 2020) chiedendogli nuovamente la Grazia. La richiesta rimane al momento senza risposta.
2022
Nasce la pagina Facebook del Comitato Nader Libero -”NADER MOURSY FREE “, scatta la mobilitazione della rete e in pochi giorni arrivano diverse centinaia di like a sostegno della causa.
https://www.facebook.com/comitatonaderlibero
PER ANTONELLA E YASMIN UN INCUBO SENZA FINE
Antonella e Yasmin sono molto preoccupate per le condizioni di salute di Nader. “Noi non sappiamo quale sia la sua reale situazione e cosa stia davvero passando. Quando lo sentiamo al telefono lui non può raccontarci tutto”, dicono.
Antonella conosce bene il mondo arabo, ha vissuto tre anni al Cairo – dove ha incontrato quello che sarebbe poi diventato suo marito – per lavorare nel settore turistico. Ha viaggiato tanto con Nader. “Mai avrei immaginato di ritrovarmi in un’odissea di questo genere”. Lei e Yasmin hanno ricevuto il consiglio di non andare di nuovo in Oman, perché per loro ora potrebbe essere rischioso.
Antonella aggiunge: “Per anni abbiamo lottato da sole, ci siamo sentite abbandonate perché la nostra storia non riceveva supporto, anche per il fatto che Nader è di nazionalità egiziana. Eravamo al limite della disperazione, a fronteggiare poteri e difficoltà enormemente più grandi noi. Ora sentiamo il sostegno e la vicinanza di tante persone. E questo ci dà la forza di continuare a lottare”.