ITALCEMENTI A PROCESSO PER DISASTRO AMBIENTALE, MA PER I MEDIA QUASI NON FA NOTIZIA

Pochi l’avrebbero detto, ma è successo. L’azione solitaria, ma tenace di un ambientalista di un piccolo paese sardo, è riuscita a mandare sotto processo per disastro ambientale una Big nazionale del settore Cemento.

Ho combattuto da solo in ciò che credevo , ho avuto offese, minacce aggressioni , perché nn seguivo il padrone o meglio uno dei tanti colonizzatori della mia terra…oggi con orgoglio posso dire che da solo e con l’.aiuto delle autorità ( altrimenti a questo punto nn ci sarei arrivato) ho portato a casa un risultato che mi lusinga ,mi rende orgoglioso e ripeto Omar Cabua nn l’ ha fatto solo per lui , ma anke per il suo paese , oggi come oggi ciò che mi ha dato più carica è il pensiero di Elia Annis con cui ho condiviso le cure per un tumore ed ho fatto un percorso…. e mi ritengo fortunato , perché io ancora ci sono e lei da giovane donna e mamma e venuta a mancare ..sarò ripetitivo ma questo l’ ho fatto per me per Samatzai e per Elia e tante Elia…..Svegliamoci la vita è una e nessuno ha il diritto di distruggerla per il proprio egoismo ed il proprio profitto…ricordatevi che la vita nn ha un prezzo…

Questo il commento su facebook di Omar Cabua alla decisione del giudice di mandare a giudizio tutti gli imputati del procedimento aperto grazie alla sua denuncia.

Nel silenzio quasi totale dei media locali, uno dei più gravi casi di inquinamento ambientale in Italia per estensione temporale e territoriale andrà al vaglio della Magistratura.

Il prossimo 16 febbraio 2023 davanti al Tribunale di Cagliari (Sezione II) comincerà infatti il processo penale per il reato di disastro ambientale nelle campagne di Samatzai (provincia del Sud Sardegna) che vede sul banco degli imputati uno dei colossi italiani del settore dei materiali da costruzioni: la Italcementi.

Ieri (25 novembre 2022) il G.I.P. del Tribunale di Cagliari Elisabetta Patrito al termine dell’udienza preliminare ha deciso il rinvio a giudizio per tutti e 5 gli indagati.

Sei udienze preliminari

Lunghissima è stata la disamina delle eccezioni difensive e delle argomentazioni addotte dalle parti, sviluppatesi in ben 6 udienze (11 novembre 2022, 23 settembre 2022, 8 luglio 2022, 31 maggio 2022, 22 febbraio 2022 e appunto ieri 25 novembre 2022).

Il Protagonista assoluto: Omar Cabua

Questo procedimento si potrà svolgerà grazie al suo coraggio.Solo o quasi, contro tutti.

Ha subìto svariati atti intimidatori, due aggressioni fisiche.Gli hanno lanciato una molotov in piena notte contro casa. E per strada gli hanno pure indirizzato direttamente un poco simpatico messaggio, con tanto di nome e cognome: «Se licenziano, sei morto».

Ha 45 anni, si chiama Omar Cabua, nato e cresciuto in Sardegna, in un paesino di appena 1.600 anime in provincia di Cagliari, Samatzai. Per lui ora ogni rumore è un incubo, non c’è più tranquillità.

«Ho deciso di denunciare lo stato delle cose qui a Samatzai – dice Omar -perché non tollero che per un pugno di posti di lavoro abbiano devastato il territorio. Per fortuna la giustizia sta facendo il suo corso e qualcuno si è accorto del disastro ambientale che è stato fatto in questi ultimi 50 anni. Hanno svenduto il territorio e a noi restano solo macerie, malattie, inquinamento e devastazione».

Da “persona informata sui fatti”, il super testimone di una complessa indagine giudiziaria della procura di Cagliari durata 2 anni è stato ammesso come parte civile ed è pronto a dare battaglia anche in questa nuova veste.

Disastro ambientale: il reato, precedenti illustri, le pene previste

Il reato di disastro ambientale in Italia è di recente introduzione (legge del 2015) e i processi già svolti per il suo accertamento, alcuni ancora in corso, portano tra i nomi più famosi quelli dell’ex Ilva di Taranto, della Thyssenkrupp/Eternit di Torino o del Petrolgate/Eni di Potenza (Val d’Agri).

Il delitto di disastro ambientale, considerato molto grave, è disciplinato dall’art. 452-quater del codice penale e prevede che «fuori dai casi previsti dall’articolo 434» – Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – «chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale è punito con la reclusione da cinque a quindici anni».

Fino al 2015 non esisteva una vera e propria figura autonoma di reato, configurandosi il disastro ambientale quale grande evento, comprensivo sia degli evidenti eventi disastrosi (immediatamente percepibili), sia degli eventi non immediatamente percepibili come tali, che mostrano i propri effetti in un lasso di tempo più dilatato e distante rispetto all’evento-causa.

La differenza tra disastro ambientale e disastro innominato è enorme: nel primo caso il bene giuridico tutelato è il bene ambiente, nel secondo caso è la pubblica incolumità.

Italcementi, discariche abusive, rifiuti industriali: due anni di indagini

Le indagini della procura di Cagliari sono cominciate nel gennaio del 2018. Al centro dell’attenzione del nucleo operativo ecologico e dei carabinieri di Nuraminis, su delega del pubblico ministero Giancomo Pilia, c’è un vero e proprio colosso: lo stabilimento Italcementi, in località Nuraxi, comune di Samatzai.

L’inchiesta non è stata facile, ma l’attività delle forze dell’ordine è stata accurata. Oltre a fotografie, video e testimonianze, sono stati utilizzati anche mezzi meccanici inviati dalla procura per scandagliare i terreni, alla ricerca delle le prove. Su 220 mq di terreno sui quali insiste lo stabilimento, ma anche in prossimità di questo, sono state sottoposte a sequestro dieci aree dove sarebbero stati nascosti 196 mila metri cubi di materiali pericolosi.

In un comunicato stampa del comando tutela ambientale carabinieri di Roma, si legge che «durante le indagini sono state scoperte diverse discariche abusive di rifiuti pericolosi, realizzate in aree sia interne che esterne al cementificio. In particolare, le attività scavo hanno portato alla luce un considerevole quantitativo di rifiuti industriali, quali oli minerali, parti di demolizioni di impianti, mattoni refrattari, pet coke che hanno gravemente compromesso le matrici ambientali suolo e falda per la riscontrata presenza fuori limite dei parametri arsenico, cromo esavalente, ferro, manganese nonché fluoruri e solfati, esponendo a pericolo la salute della locale popolazione».

Foto NOE Carabinieri

Arsenico e piombo nella falda inquinata

Accuse pesantissime sono state mosse contro i vertici della cementeria di Samatzai, accompagnate da una consulenza tecnica, quella dell’ingegner Paolo Littarru. Ogni discarica è stata dettagliatamente contraddistinta da mappali e veleni.

«Le immagini – è scritto nei verbali – documentano come la Italcementi avesse appena disposto terra di riporto sopra i rifiuti, si ritiene al chiaro scopo di occultarli». E ancora: «L’alterazione dell’ecosistema vegetale pare evidente anche in prossimità delle trincee realizzate a valle del cumulo dei rifiuti dove è stata coperta la sorgente Mitza Surri e parte dell’alveo del Rio Surri».

Foto NOE CARABINIERI

Aggiunge ancora il perito: «Il cumulo di rifiuti insiste, infatti, sulle acque della sorgente che sono venute facilmente a giorno a seguito degli scavi durante le indagini. In condizioni normali la sorgente avrebbe fornito acqua durante tutto l’anno». In un caso – hanno rilevato gli inquirenti – il materiale accumulato ha formato una collinetta alta 13 metri.

Le analisi dei suoli e delle acque, in quell’area, sono inquietanti: sopra le soglie di legge si registrano arsenico, cadmio, piombo, selenio e tallio. La relazione finale del consulente sembra non ammettere dubbi:

«I rifiuti rinvenuti nel sottosuolo di pertinenza dello stabilimento dell’Italcementi S.p.A. hanno cagionato inquinamento ambientale, con conseguente compromissione e deterioramento significativo e misurabile del terreno e dell’acqua».

Foto NOE Carabinieri

Quanto costerebbe bonificare il terreno

Così come previsto dalla seconda fattispecie dell’articolo 452 codice penale, la perizia analizza anche i costi di una eventuale bonifica. Nel caso in cui  lo smaltimento di quei «veleni» avvenisse in Sardegna, se le discariche sarde ne avessero possibilità di capienza, il costo supererebbe i 20 milioni di euro. Se si dovessero, invece, utilizzare altre discariche fuori dall’isola l’esborso salirebbe fino a 26 milioni di euro.

La presunzione d’innocenza sino al terzo grado di giudizio vale ovviamente per tutti e qualche appiglio alla difesa per la non sussistenza del reato di disasto ambientale sembra trovarsi nella conclusione del perito, nel passaggio dove si legge: «…ricorrendo almeno parzialmente le condizioni di cui alla fattispecie del reato di disastro ambientale caratterizzata da una imponente contaminazione di siti mediante accumulo sul territorio e versamento nelle acque di ingenti quantitativi di rifiuti speciali altamente pericolosi». Su quel «ricorrendo almeno parzialmente», c’è da giurarsi, si incentreranno le tesi difensive della Italcementi.

Foto NOE Carabinieri

Chi sono i cinque imputati

5 sono gli imputati e nel corso delle indagini per uno di loro è stato eseguito anche un arresto.Si tratta del direttore e responsabili ambientali del cementificio di Samatzai della Italcementi s.p.a. .

Salvatore Grimaldi Capitello, 46enne, direttore del cementificio di Nuraminis e Samatzai sino al giugno 2019, il 19 dicembre 2020 è stato sottoposto al provvedimento degli arresti domiciliari dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Cagliari e della stazione di Nuraminis, coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi del nucleo operativo ecologico di Potenza.

Il provvedimento è stato eseguito a Matera in seguito ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del tribunale di Cagliari.

Assieme a lui, sono stati rinviati a giudizio: Ignazio La Barbera, Lorenzo Metullio, Giuseppe Cataldo, Basilio Putzolu.

IPOTESI DI REATI COMMESSI A PARTIRE DAL 1973

A loro la Procura della Repubblica imputa l’avvenuto interramento illecito, avviato nel lontanissimo 1973 e con effetti fino ad oggi permanenti, di vari rifiuti industriali esponendo a pericolo la salute della locale popolazione.

Rinvio a giudizio per responsabilità amministrativa anche a carico anche dell’Italcementi Fabbriche Riunite Cemento S.p.A. ai sensi del relativo decreto (n.231/2001).

La difesa della Italcementi

«Il collegio difensivo, contrariamente alle proprie aspettative, prende atto del rinvio a giudizio», scrivono in una nota i difensori Francesco Centonze, Matteo Mangia, Michele Laforgia, Alessandro Dello Russo e Matteo Pinna, che assistono gli imputati e la società, «attendiamo con fiducia l’avvio del processo nel quale si potrà finalmente dimostrare l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria. Emergerà in quella sede che non è stato realizzato alcun inquinamento ambientale né tantomeno vi è alcuna ipotesi di disastro».

Nove parti civili, Regioni e Ambientalisti tutti assenti tranne il GRIG

In tutto sono nove le parti civili già ammesse nel procedimento.

Si tratta di due enti locali, i Comuni di Samatzai e Nuraminis, cinque agricoltori locali che lamentano di aver subito danni dall’attività della Italacementi e anche l’associazione ambientalista sarda più combattiva in Sardegna a livello giuridico, il Gruppo d’intervento giuridico, guidata da Stefano Deliperi, rappresentata dall’avv.Carlo Augusto Melis.

Tutte le altre associazioni ambientaliste hanno ignorato il procedimento, non costituendosi parte civile

Insieme al Gruppo di Deliperi-come detto- anche l’ambientalista sardo Omar Cabua, che ha subito minacce più volte per aver ripetutamente denunciato il grave inquinamento nelle campagne sarde del suo piccolo comune, Samatzai.

Da “super testimone”, Omar Cabua, adesso diventerà così formalmente un potenziale “danneggiato”, insieme alle altre otto parti, ovvero vittima del reato, se sarà provato, e potrà esercitare nel processo penale l’azione civile tendente a ottenere il risarcimento del danno.

Fanno rumore l’assenza dell’istituzione più rilevante dell’isola, la Regione autonoma della Sardegna e del Ministero dell’Ambiente, che hanno rinunciato alla propria costituzione di parte civile.

Scarsa eco sui media

Nessuno prima pagina e nessun servizio nei tg.

Nonostante la oggettiva rilevanza del caso, in questi anni davvero poca è stata l’eco sui media locali e quasi nulla su quelli nazionali.

Unica note in controtendenza, il free lance Simone Spiga che ha seguito con attenzione fin dall’inizio il caso per Cagliaripad e Mauro Pili, con un articolo speciale del 22 ottobre 2021 sull’Unione Sarda.

Questo lo spazio dedicato dal quotidiano di Sassari. Solo a pag. 8 La Nuova Sardegna, con semplici due colonne.
Pezzo freddo del quotidiano on line il giorno dopo la decisione del giudice, con evidenza per la dichiarazione della difesa Italcementi

Non ci risulta inoltre che i Tg sardi Videolina o Rai 3 abbiano dato la notizia del rinvio a giudizio.

I media continueranno a mettere la sordina anche per il processo di febbraio ?

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